Questione di equilibrio….

Questione di equilibrio….

 Se scrivo che nella vita gli equilibri sono la cosa più importante, può quasi apparire che abbia sottratto l’incipit ad una pubblicità di automobili…. Siamo talmente abituati al martellamento mediatico, che ogni affermazione – per quanto radicata e vera - appare una banalità.

E invece – visto che faccio l’osteopata – non posso che occuparmi di equilibri.

 

L’equilibrio permette il movimento, che altro non è che uno squilibrio che tende verso un nuovo equilibrio. Questa è l’essenza stessa della vita, che infatti cessa con il cessare del movimento.

Un buon equilibrio è alla base di ampi e liberi movimenti, cioè di una buona qualità della vita. Di ciò che siamo abituati a chiamare benessere.

Per contro un equilibrio reso difficoltoso da retrazioni, tensioni e – perché no – emozioni non permesse, apre la porta al dolore somatico. Che è la manifestazione evidente del disequilibrio.

 

Il dolore è un messaggio. Racconta che l’equilibrio si è alterato e il corpo fatica a ritrovarne uno nuovo parimenti funzionale. Nel magico tempo dell’attesa gli equilibri del corpo sono in continua evoluzione. Anche gli equilibri del proprio sentire emozionale sono in rapida trasformazione, e riverberano sul corpo le gioie delle nuove scoperte così come i timori e le preoccupazioni. Che muovono sottili energie; creano e liberano microtensioni. Che hanno sempre bisogno di nuovi equilibri.

Per questo nel tempo dell’attesa le tecniche osteopatiche possono aiutare sul piano percettivo, portando consapevolezza ed apertura nelle aree corporee dove lo spazio di movimento equilibrato diminuisce; portando rilassamento nelle zone di percepita rigidità; ricentrando la capacità di ascolto corporeo attraverso la respirazione.

 

C’è poi un altro interessante equilibrio da analizzare. E’ l’equilibrio che viene a ripristinarsi dopo il parto e - in particolare – dopo un parto con taglio cesareo.

 

La cicatrice del cesareo ha a che fare con un momento molto delicato della vita della donna.

Un momento di per sé già pieno di. dubbi (chissà… mah… forse…) e di aspettative (quando…. poi…. sicuramente….).

Ma una cicatrice non è solo un segno cutaneo. E’ un simbolo e un ricordo. E’ una perturbazione di equilibri sottili: quello cutaneo come quello emozionale.

Un cesareo che lascia dietro di sé un tema inascoltato, con ogni probabilità genererà una cicatrice inascoltata. Si potranno avere tessuti con sensibilità particolarmente modificata; aderenze e ispessimenti; formicolii.. Fino a fastidiose aspecifiche lombalgie che emergono anche a distanza di anni dall’evento chirurgico.

Prendersi cura della cicatrice di un cesareo è dunque prendersi cura dell’energia di quell’evento. Del tessuto e del tema emozionale. Con l’obiettivo non di rimuoverlo o annullarlo, ma di integrarlo in ciò che è ed è stato. Al fine di  ritrovare gli equilibri ottimali.

 

Giuseppe Balboni

Osteopata , Torino

 

 

 

 

 

 

 

 

 

“Con la mano sfioro il mio corpo, mi sto vestendo, mi sto lavando, vivo la mia giornata, ma c'è un momento in cui socchiudo gli occhi e, contemporaneamente, la mano sorvola la ferita.

 

E' solo cicatrice, dicono, ma è viva, la sento che urla il nostro dolore, il parto avvenuto ma non nella sua forza primordiale, sento nella ferita la presenza dell'assenza del compimento.

 

I miei occhi e le mie mani si fondono nell'amore del mio bimbo ma tra di noi c'è sempre lei, la ferita; cicatrice del corpo e dell'anima, continua a frapporsi tra me, il mio bambino ed il compagno...

 

E' ora che gli occhi e le mani possano posarsi con amore sulla cicatrice, che essa possa trasformarsi in vissuto lasciando che l'urlo evapori in dolci parole.”

 

Con queste parole possiamo creare un ponte tra l'accompagnamento alla nascita che può dare un osteopata e quello che può significare avere accanto nell'attesa una doula; la ferita da cesareo, o quelle prodotte da un parto per via vaginale, sono fortemente fisiche ma altresì metafore della sospensione in cui si può trovare una donna.

 

Mamma, parola così vecchia e così universale, parola nuova da riscoprire nel suo ruolo ma soprattutto nel suo essere e nel suo sentire.

 

Mamma è una donna, con le sue incertezze e con le sue paure, le ferite di ieri e di domani la scuoteranno ma come un giunco piegato dal vento saprà risollevarsi.

 

Mamma è un grembo che si abbandona in un largo ed infinito abbraccio, è il sorriso di un figlio che le si riflette negli occhi.

 

Ecco noi doule siamo una mano in cui appoggiare la propria per poter trovare la stabilità dei primi passi, nello scoprire che dentro ciascuna donna si racchiude la verità del proprio agire, questo perchè solo ciascuna di noi sa cosa è meglio per il proprio bambino e per il proprio nucleo familiare.

 

La doula è come un fiore che protegge per un periodo la mamma, chiudendosi per ripararla dalle ingerenze dell'esterno ed aprendosi per accogliere la forza e la bellezza che possono derivare dallo scoprire che possiamo farcela a camminare con i nostri passi, che possiamo permetterci il lusso di sbagliare e di correggerci, abbiamo il diritto di circondarci delle persone che sanno ascoltare le nostre reali necessità e dedicare tutto il tempo che reputiamo per guardarci dentro e scoprire che nel momento che abbiamo pensato o scoperto di aspettare il nostro piccolo abbiamo cominciato a percorrere il tortuoso, a volte spaventoso, ma anche così bello, sentiero dell'essere madre.

 

Paola Cavallotto

Doula, Torino